18 Lug Jazz Italiano per le terre del sisma
L’Aquila: una storia di note, rinascita ed amicizia. In attesa della 4° edizione…
Se doveste riportare l’attenzione su di una città ricca di storia e di cultura ma pesantemente provata da un forte terremoto e da una inspiegabile inerzia nel riprendersi, cosa fareste? Qualcuno, nel 2015, si è posto questa domanda pensando alla città de L’Aquila ancora ferita dal sisma del 2009 e la risposta che ha saputo darsi è stata tanto semplice quanto ardita: trasformare l’intera città in un palco a cielo aperto, degno di un evento indimenticabile.
Quel qualcuno è Paolo Fresu il quale supportato dal Ministero della Cultura, dalle autorità locali, dall’associazione Musicisti Italiani Di Jazz e da un esercito di oltre 700 jazzisti accorsi gratuitamente, il 6 settembre 2015 ha trasformato la città nella capitale italiana del jazz dando vita alla prima edizione di “Jazz Italiano per L’Aquila”.
Oltre ad aver fatto risuonare le note dei migliori jazzisti d’Italia in ogni angolo della città, aver fatto accostare l’armonia della musica ai palazzi ingabbiati dall’acciaio delle impalcature e dopo aver fatto riversare un fiume di appassionati nelle altrimenti silenziose strade del centro, l’evento ha raggiunto il suo obiettivo scuotendo le coscienze e puntando il dito sulla contraddizione di una città tanto bella quanto lenta nel rifiorire.
A testimoniare quel giorno c’ero anche io, innamorato della musica e della possibilità di raccontare per immagini l’unicità di quella giornata. Il risultato è un piccolo volume da me autoprodotto ed “Jazz nella città del ferro e del silenzio”, edito con il contributo prezioso di SAAL DIGITAL (www.saal-digital.it), ed un libro condiviso con tanti fotografi e fotoamatori che, come me, hanno voluto mettere a disposizione le proprie immagini per testimoniare insieme qualcosa di importante.
L’onda scaturita a L’Aquila si è poi dimostrata più lunga del previsto e nel 2016 l’evento si è allargato alle principali città italiane simboleggiando l’abbraccio di tutta la nazione nei confronti non solo della città capostipite ma di tutte le terre colpite da un altro recente terremoto, quello di Amatrice. Anche qui ho avuto modo di dare il mio contribuito e, mentre a L’Aquila i miei colleghi fotografavano Fabrizio Bosso e Tullio de Piscopo alla basilica di Collemaggio, io immortalavo il jazz bolognese del generoso Piero Odorici insieme a tanti altri al parco della Montagnola. Ed anche qui un libro, a firma collettiva, a dare prova non solo della continuità di quanto iniziato l’anno precedente ma anche di una rete di artisti e di “addetti ai lavori” (fotografi, nel mio caso) che sanno fare “rete” in maniera concreta davanti a qualcosa dal significato ben più alto della sola comunanza di interessi.
2017, l’anno del ritorno: “Jazz Italiano per le terre del sisma” si concentra nuovamente nella città da cui tutto è partito, ed anche io rispondo all’appello. La formula è la stessa ma non è possibile non accorgersi di alcune importanti novità rispetto a due anni prima. L’Aquila innanzitutto sembra percorsa da una nuova energia: i palazzi lasciati a morire sono molti meno e i cantieri attivi rianimano praticamente ogni via confermando la lungimiranza della visione iniziale. Per quanto riguarda l’evento più da vicino, accanto alla consueta parata di artisti di indubbio talento, stavolta abbiamo una squadra di fotografi compatta, motivata e ben coordinata che documenta ogni esibizione in maniera capillare. Anche questa edizione verrà restituita agli annali della storia della musica italiana mediante un libro fotografico: attualmente in fase di completamento, si dice essere il più bello di quelli realizzati finora… Non ci rimane che aspettare e vedere, nel frattempo vi invito a visitare le “galleries” di ciascuna edizione alla sezione “portfolio”. Mentre scorrete le immagini, fermatevi a pensare che tanta della forza necessaria a tenere vivo l’amore per la fotografia di jazz arriva da quella città che ha saputo insegnarmi cosa significhi raccontare un’emozione…